Km 402352
Mi sveglio alle 2.00 per fare pipì, la tisana calda di ieri sera produce i suoi effetti, risalgo in tenda infreddolita e da quel momento non riesco più a dormire. Alle 7.30 partiamo per raggiungere la falesia di Rachid. Il percorso è agevole, sabbia dura mista ad erba, il panorama è sempre carico di sorprese, infatti oltre ad acacie ed erba si incontrano anche dune di sabbia rossa e rocce nere. Arriviamo alla falesia e con nostro rammarico scopriamo che, poche decine di metri più in la, stanno asfaltando la pista.
Ovvio che per i mauritani sia una grande comodità ed un avanzamento verso la civiltà, ma a noi piange il cuore, un posto così bello depauperato in questo modo. Proseguiamo verso il ouadi di Rachid e per precauzione sgonfiamo i pneumatici a 1,6. Lo percorriamo tutto ad alta velocità, la sabbia ci consente di farlo, ed è un vero piacere guidare su questo magnifico fiume in secca. Ci fermiamo spesso per far foto e per giocare un po col Boss. La pacchia è finita, infatti, raggiunta Rachid, dove ci fermiamo per il solito controllo di polizia e dove curiamo un signore con una brutta ferita su una gamba, prendiamo l’asfalto fino a raggiungere Tidjikja. E' quasi mezzogiorno che entriamo nella cittadina e subito un controllo di polizia che ci fa perdere ½ ora, trascrivono accuratamente i nostri dati e parlano a lungo con Adrani. Sinceramente non capiamo quale sia il problema. Nell'attesa fotografo un “negozio” della Mercedes vicino ad uno della Toyota.
Finalmente ci lasciano andare e subito cerchiamo una banca, che però troviamo chiusa, il venerdì chiude a mezzogiorno, e quindi siamo costretti a cambiare al mercato nero (1€ =360 ou) che però qui è meno vantaggioso rispetto a Chinguetti. Subito dopo andiamo a vedere il campeggio che, rispetto a quello di Nouadibou, è un albergo a 5 stelle. I bagni sono praticabili anche se la doccia non ha acqua calda.
Il gestore ci spara 8.000 ou per macchina, una follia solo per fare una doccia, contratto un po’ e scende a 4.000 per macchina. Sempre tanto per gli standard ma non abbiamo alternative e accettiamo. Salutiamo Adrani e Shinan, sono stati carini ma sinceramente devono ancora imparare per cimentarsi in guide, o almeno secondo i nostri canoni, ma ci si deve accontentare no? Ritorniamo in centro e lasciamo le auto presso la stazione di polizia, non si sa mai, e ci facciamo una passeggiata in centro città. Anche qui povertà e sporcizia la fanno da padrone ma la gentilezza delle persone stempera notevolmente il tutto. Tutti ci salutano e ci parlano felici di avere dei turisti in giro per la loro città.
Tidjikja
Approfittiamo anche per comprare alcuni generi di prima necessità, cosa che fino ad ora non abbiamo avuto la possibilità di fare, e che qui invece si trovano. Pomodori decenti, carote, cappucci, banane e mandarini, e anche il carico d’acqua potabile che in Mauritania è la cosa più cara. Trovo anche le sigarette che qui costano anche meno rispetto a Chinguetti (500 ou a pacchetto). Torniamo in campeggio per farci finalmente una doccia come si deve, sono 8 giorni che abbiamo gli stesi vestiti addosso, facciamo letteralmente schifo. Docciati, bucato steso, Ezio ed io ritorniamo in città per farci saldare nuovamente il supporto del paraurti che si era dissaldato. Avevamo appuntamento alle 16.00 ma qui siamo in Africa e i tempi non sono gli stessi che in Europa. Prima ci si saluta, poi si valuta il problema, poi si parla con il manipolo di persone che ci si è radunata intorno, poi si rivaluta il problema e poi, finalmente, si agisce. Per il lavoro di 5 minuti ci mettiamo oltre un ora.
Nel frattempo, stufa di aspettare, mi faccio una passeggiata in paese ma, essendo venerdì, trovo tutto chiuso e compro solo un altro po’ di mandarini. Prima di rientrare in campeggio facciamo gasolio. Tra il riporre il bucato, ormai asciutto, imbastire la cena, pulire il Boss, aprire la tenda non abbiamo un attimo di pace. Oggi sono particolarmente provata, sarà la doccia o non so ma non vedo l’ora di andare a dormire. Il ragazzo che gestisce il campeggio, carinamente, ci prepara un tavolo sotto la tettoia così stasera mangeremo senza il fastidio del vento. Dopo cena io vado a letto mentre gli uomini decidono la pista da fare l'domani per raggiungere Kiffa, sperando che non sia troppo difficile.
XXII giorno sabato 28/11/2015
Km 402452
Dopo 7 giorni di deserto non siamo più abituati ai rumori cittadini, men che meno al muezzin che ci da la sveglia alle 5.30. NO COMMENT!!! Finito il muezzin iniziano capre e asini a fare un coro che mi fa desistere dal rimanere in tenda. Paghiamo il campeggio, “le far du desert”, e assicuriamo al ragazzo che faremo pubblicità al campeggio una volta rientrati in Italia. Facciamo una ventina di km su asfalto, in un paesini troviamo un forno dove compriamo del pane appena sfornato, per poi prendere una pista in direzione Goudhia.
La pista, a parte brevissimi e sporadici tratti difficili per superare sassi enormi, è ottima, si guida in tranquillità anche con gomme gonfie.
Per pranzo ci fermiamo presso un gigantesco albero d’acacia per la sosta pranzo. Veniamo immediatamente raggiunti da un uomo, (qui sembrano tutti posti isolati ma appena ti fermi qualcuno ti trova), che ci chiede una pillola per il mal di testa. Non ho più pillole ma solo bustine quindi, anche se non ne ho voglia, sono costretta a mangiarmi un omogeneizzato per riuscire a sciogliere la bustina di aulin da portare alla moglie. Ci rimettiamo in marcia dopo ¾ d’ora, finalmente una pausa pranzo con i tempi giusti, sgonfiamo i pneumatici ma non servirebbe, infatti la pista è più disseminata di sassi che di sabbia, che comunque è dura.
Arriviamo a Goudhia e, in mezzo al paese vediamo uno che ci fa cenno di fermarci ma, visto che ormai siamo abituati alla gente che ci fa cenni simili, proseguiamo. Fatte poche centinaia di metri, dallo specchietto retrovisore, Ezio si accorge che c’è un pick-up con targa governativa che ci insegue, immediatamente ci fermiamo e, sorpresa, è lo stesso uomo di prima. Ma come cavolo fai a capire se è un militare o no visto che quasi nessuno di loro porta la divisa? Comunque ci scusiamo dell’errore ma siamo costretti a seguirlo in caserma. Veramente chiamarla caserma è un po’ troppo, è un edificio fatiscente che puzza di sudore e cibo stantio. Dopo avere consegnato le fiches, il capo telefona al suo superiore, capisco che parla di noi perché gli descrive il nostro percorso. Il capo ci da non solo il permesso di andare ma ci lascia anche il suo numero di cellulare in caso di bisogno. Una volta di più i mauritani mi stupiscono per la loro gentilezza e simpatia. Pochi km dopo arriviamo alla falesia, scatto foto e poi via sempre su pista, sempre sassosa ma spettacolare.
Verso le 16.00 raggiungiamo il passo di Nega, bellissimo, stupendo. Lo affrontiamo in discesa, ma alla fine della corsa, i ragazzi, come i bimbi minchia, vogliono farlo anche in salita. Così girano le ruote delle macchine e rifanno il percorso in salita. Non è particolarmente difficile da fare ed è anche molto divertente. Quasi sulla sommità troviamo uno spiazzo piano con una vista spettacolare e, nonostante sia ancora presto, decidiamo di fermarci.
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Neanche il tempo di fare campo che veniamo raggiunti da un signore che, dopo averci salutato, si siede nelle vicinanze delle auto a guardarci senza darci fastidio.
Quando si accorge che Ezio sta facendo legna per il fuoco, gentilmente, gli offre il suo accendino. È troppo simpatico, non resisto e presa una baguette di pane e un pezzo di parmigiano, glieli offro. Contento se li mangia con grande soddisfazione. Dopo aver fatto le sue preghiere, non avendo acqua a disposizione le abluzioni li fa con la sabbia, ci saluta e ritorna da non so dove. E' ormai bui ed abbiamo già cenato.
Ad un certo punto rimettiamo in ordine in fretta e furia perché ci accorgiamo che ci sono luci in lontananza che si stanno avvicinando da varie direzioni facendo un percorso strano (un po' a zig-zag, poi si fermano, poi riprendono a spostarsi). Non sappiamo chi sia quella gente, forse i soliti curiosi, ma giusto per stare tranquilli chiudiamo alla meno peggio la tenda, riponiamo la scala all’interno del Boss e ci spostiamo. È notte, sono le 20.45, la luna non è ancora sorta e abbiamo quindi solo i nostri fari ad illuminare la pista che a volte scompare e bisogna avere un buon occhio per capire dove mettere le ruote. Qui c’è sabbia, e anche abbastanza molle, Claudio si insabbia ed Ezio si ferma per dargli una mano lasciandomi sola ad un centinaio di metri da loro. Se prima la sottoscritta non era minimamente preoccupata adesso lo è. Chiedo ad Ezio, una volta rientrato in macchina, di non proseguire oltre e di trovare uno spiazzo per fare campo. Fosse per lui continuerebbe tutta la notte, è la prima volta che guida su sabbia in notturna ed a quanto sembra gli piace nonostante le difficoltà nella guida e nell'orientamento aumentino di molto; per fermarlo bisognerebbe sparargli, ma, anche se a malincuore, mi accontenta e dopo circa ¾ d’ora ci fermiamo……boh! non so dove. Giusto il tempo di riaprire la tenda, accertarci che nessuno sia nelle nostre vicinanze che andiamo a letto.