Da un po' di tempo più che concentrarmi su me stesso, sto cercando di fare qualche sforzo in più per gli altri.
Non sono un missionario, quindi le mie attenzioni non sono rivolte a tutti e a prescindere, ma alle persone a me più vicine che, spesso, sono le prime verso verso le quali, specie nei momenti di difficoltà personali, vengono date per scontate: moglie, compagna, genitori, figli, parenti stretti, amici cari.
Con i miei genitori, sicuramente anche per il mio brutto carattere, non ho mai avuto un rapporto sereno, disteso, da "mulino bianco" e famiglia felice. Sono stati ottimi genitori, comunque.
Con mio padre, poi, è sempre stata dura. Tralascio tutta la storia che ha caratterizzato il nostro rapporto e salto direttamente agli ultimi anni, prima che morisse. Non stava bene, da diverso tempo era in un costante stato depressivo e non era più la persona che conoscevo, ovvero tutto l'opposto. Per me è stato difficile anche sforzarmi di essere comprensivo e un po' più dolce con lui, non ce la facevo proprio ma ho cercato di stargli vicino come potevo, più di quanto non avessi fatto prima.
A tutte le sue necessità primarie ci ha sempre pensato mia mamma, donna supermega attiva, che lui adorava e venerava.
In quegli anni mi sono fermato diverse volte a riflettere su mio padre, che avevo sempre incolpato di molti miei atteggiamenti e comportamenti, ed ho iniziato ad invertire il ragionamento: ho cercato di dare una spiegazione ache quelle che ritenevo sue colpe e i torti che ritenevo aver subito, sino a capirlo di più e a perdonarlo. Senza che lui nemmeno se ne rendesse conto, lo percepisse, lo capisse.
Non è stata, per me, una cosa ne' semplice, ne' veloce, ma credo di avercela fatta ed ora il suo ricordo è più lieve, più sincero e capisco anche molto meglio certi suoi insegnamenti.
Il rapporto tra padri e figli è una cosa parecchio complicata e l'ho capito, ovviamente, quando sono diventato padre.
Da quel momento ho cercato di non ripetere alcune cose di mio padre con i miei figli, errore che in tanti commettono. Ho educato, e continua ad educare i miei figli cercando di lasciarli liberi di prendere le proprie decisioni, di scegliere per la propria vita e quando mi accorgo di alcuni loro passi falsi, di ragionare insieme, di parlare con loro, di spiegare perchè hanno sbagliato senza mai forzare, senza impormi, cercando di stimolare in loro un personale senso critico verso loro stessi.
Da cinque anni vivo con una donna che se avessi conosciuto 15 o 20 anni fa avrei mandato a cagare nel giro di 5 minuti, cosa che ho sempre fatto con tutte quelle che non mi andavano a genio, spesso facendone soffrire qualcuna di troppo.
Ora sono molto più malleabile e, soprattutto, piuttosto che guardare ai difetti della mia compagna cerco di esaltarne i pregi.
Un po' con tutte le persone che ritengo importanti ho imparato a concentrarmi sui pregi e a cancellarne i difetti e questo mi ha fatto scoprire tanto, tante cose belle che prima non riuscivo a vedere e che ora, invece, mi riempiono la vita.
La gioia degli altri, oggi, per me è molto più importante della mia perchè la loro è la mia.
Sono molto più paziente con mia mamma che ho capito non avere ancora tantissimo da vivere, avendo compiuto qualche mese fa 89 anni. Il Covid l'ha segnata, non fisicamente, ma psicologicamente.
Ho avuto per tutta la vita, davanti agli occhi, un esempio di fermezza incrollabile e di tenacia quasi sovraumane: mia mamma, una donna che se ogni tanto, raramente, si piega, nessuno è mai riuscito a spezzare, nemmeno la morte di suo marito dopo 60 anni di convivenza.
Il Covid di merda si. Ha avuto un esaurimento nervoso dal quale, grazie a Dio, è uscita ma non è più la stessa di prima: lei ha scoperto la sua vulnerabilità e questo le ha fatto cambiare molto l'approccio alle cose e alle persone. Così, molto più di prima, appena posso, vado da lei, solo per starci un po' insieme, costringerla a cucinare per me (è sempre stata una cuoca eccezionale a dir poco) e a chiederle alcuni consigli tanto per farla sentire sempre importante e restare un riferimento.
Sono diventato molto più indulgente anche con mio fratello, più giovane di me di soli 18 mesi, ma che è sempre stato il mio fratellino e al quale non ho certo semplificato le cose, anzi. Gliene ho fatte passare di tutti i colori, poveretto. Certo, si è temprato, ma come sempre accade quando si ha di fronte una persona intelligente e dotata di saldi principi e di sana emotività, prima o poi gli errori arrivano a farteli pagare.
Così ho fatto tutto il possibile per raddrizzare anche il nostro rapporto: non è tutto champagne, fiori, abbracci, ma posso dire di avere un buon rapporto anche con lui.
Poi, parlando di famigliari stretti, c'è mio suocero, il padre della mia compagna, che vive al piano di sotto di dove vivo io.
Un vero toro da arena, con un carattere che definire duro, autoritario e particolamente egoriferito è poco.
E' rimasto vedovo più di 20 anni fa e non vi dico, per quanto sopra, che tipo di rapporto abbia avuto, e ancora ha oggi coi propri figli, uno dei quali, tra l'altro, per sentirsi libero e indipendente, è da 25 anni che vive a New York.
Gli vogliono bene, a modo loro, ma non se lo cagano di striscio.
Putroppo negli ultimi anni ha avuto un tracollo psicofisico non da poco ed io, un po' alla volta, con fatica perchè, come dicevo, lo spirito del missionario e della crocerossina proprio non fanno parte del mio carattere, ho iniziato a prendermene cura, forse, istintivamente, per "invetarmi" un rapporto con una figura maschile che con mio padre non ho mai avuto.
Piano piano ha iniziato a fidarsi di me sempre di più, al punto da diventare, nelle piccole cose quotidiane, il suo riferimento. Con lui chiacchiero e lui, normalmente e di carattere timido e riservato, si apre e mi racconta tanti episodi della sua vita che, dice, non aver mai fatto parola coi propri figli. Purtroppo, vista la sua perdita di memoria a breve, certe cose me le ha già raccontate decine e decine di volte, in alcuni casi, centinaia. Se sono di fretta gli dico di conoscerle già, altrimenti lo lascio raccontarmele per l'ennesima volta.
E, infine, ci sono gli amici.
I vecchi amici, quelli che pensevi di aver dimenticato e che non facevano più parte della tua vita e, invece, ritrovi e capisci che li hai sempre portati con te, nel cuore.
E poi i nuovi, persone conosciute da poco e verso le quali, istintivamente, hai stabilito un legame quasi fraterno, sincero, importante.
Questo periodo difficile l'unica cosa buona che mi ha portato e quella di aver fatto fuori, di aver eliminato dalla mia vita un sacco di finti amici, quelli che tenevi intorno forse per paura di non averne mai abbastanza, ma che poi, alla fine, di te gli è sempre fregato poco e niente.
Ne ho eliminati tantissimi.
Del lavoro sono esausto, ho perso ogni aspettativa, sono profondamente deluso da un sistema che nulla ha a che vedere col merito e l'esperienza. Lavoro, mi impegno, do sempre il massimo perchè sono fatto così, ma non è minimamente qualcosa di importante per me se non per quel che mi permette di guadagnare, sempre troppo poco considerato quanto costi vivere oggi in Italia.
Tutto quello che ho raccontato qui, per la prima volta, mi fa stare meglio e, di fatto, sto davvero meglio, con me stesso e con gli altri.
Poi ci sono quelle piccole ma importanti cose che tengo per me, nel senso che riguardano quasi esclusivamente me stesso.
Anche in questo caso ho eliminato tutto quello che era superfluo e di cui, in definitiva, non mi interessava granché concentrandomi solo su quelle che cose che mi danno quel qualcosa in più: la montagna, lo sci e, lo dico sinceramente, questo nostro progetto, il fuoristrada e i viaggi.
Queste tre o quattro cose sono le uniche, ormai, sulle quali mi concentro e che riescono a togliermi dal quotidiano e mi permettono di sognare, di fantasticare, di progettare, di organizzare e le quali, tutte per me, portano con loro valori e opportunità che, oggi, sono divenute le cose in cui io credo.
Cosa farò in futuro ancora non lo so ma spero di non smettere mai di viaggiare fisicamente, intellettualmente, spiritualmente e, ovviamente, con il mio Land Cruiser.
Ma sono d'accordo con Ezio: la vita va vissuta veramente e vivere la vita non è certo lavorare e basta.
Se c'è una cosa che ho capito all'alba dei miei 56 anni appena compiuti è che il tempo perso e le occasioni perse non te le restituisce nessuno e una cosa fatta a 30 non sarà mai la stessa se fatta a 40 e non sarà nemmeno lontamente simile se fatta a 50. Saranno tre esperienze diverse, completamente e che andrebbero fatte al momento giusto. Rimandare a tempi migliori, o quando si avrà l'occasione giusta è quasi sempre un errore irrimediabile.
Direi che mi son sbottonato fin troppo...
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