XI° giorno martedì 17/11/2015
km 400517
Anche stanotte non ho dormito molto, sarà stato colpa del vento e dei conseguenti rumori, ma quando mi alzo mi sento già stanca. Mi godo comunque l'alba e noto che il campeggio (120 dh x 2 notti) si è riempito di turisti tedeschi, ne abbiamo incontrati più qui che in tutto il Marocco.
Ieri sera abbiamo concordato con i nostri compagni di viaggio di partire non più tardi delle 8.30 perchè vogliamo passare la frontiera oggi ed essa chiude alle 17.00, e visto che ci sono 400 km ancora da fare, non abbiamo tempo da perdere. Purtroppo Claudio non accende il navigatore e si confonde con alcune vie arrivando un pò in ritardo. Alle 9.00 si parte, la Mauritania ci aspetta. La strada continua ad essere noiosa, da Dakhla al confine c'è un solo paese e posti di polizia che non ci chiedono neanche la fiches.
Unico diversivo, le foto fatte all'altezza del tropico del cancro.
A Barbas ci fermiamo per fare gasolio nel penultimo distributore prima del confine dove vi arriviamo alle 13.15. Fortunatamente non ci sono molte auto in coda, per i camion è un'altra storia, ma l'attesa è comunque piuttosto lunga, non per i controlli di polizia ma per quelli doganali.
frontiera marocchina
Abbiamo girato mezzo mondo e devo dire che tutte le frontiere sono fatte con lo stampino. Ci armiamo di pazienza, non possiamo nemmeno uscire dall'auto perchè c'è un vento pazzesco che alza polvere mista a sabbia. Finalmente alle 14.40, dopo aver passato un primo controllo di polizia dove ci fanno compilare una fiches, l'ufficio doganale dove ti mettono il timbro per la macchina e l'ufficio di “deregistrazione” siamo nella terra di nessuno. Un quarto d'ora per attraversarla, disseminata all'inverosimile di carcasse d'auto pneumatici ed immondizie varie, e dove incontriamo Bochtar, il nostro referente in Mauritania che ci aiuterà a fare le pratiche in confine, sono le 14.55.
la terra di nessuno
Se ci eravamo impressionati al passaggio di confine tra Uzbekistan e Kazakistan per le condizioni climatiche e paesaggistiche adesso so che quella è stata una passeggiata confortevole in confronto. Il vento, la sabbia, la polvere, ma, soprattutto, la disorganizzazione impazza in questo luogo.
frontiera maura
Probabilmente ce la saremo cavata anche da soli ma l'aiuto di Bochtar è importante per velocizzare le pratiche. Prima facciamo i visti, in una casupola fatiscente, e lì mi faccio un amico quando l'addetto ai visti mi domanda un antidolorifico per il mal di testa, e lì sganciamo 240 € (due visti). Poi passiamo alle pratiche doganali, nessuno viene a controllarci il Boss, ma sganciamo altri 50 €. Poi passiamo i controlli di polizia e finalmente siamo fuori da questo inferno. Detta così potrebbe sembrare facile ma vi dico solo che riusciamo a passare il confine alle 17.40. Qui si potrebbe fare anche l'assicurazione, ma Bochtar ci dice che c'è troppa gente in coda e che la faremo una volta arrivati in città. Poco distante dalla frontiera superiamo una lunga colonna di mezzi dell'esercito che ci inquieta un pò.
Dopo una sessantina di km raggiungiamo la vecchia capitale dello Stato Islamico di Mauritania: Nouadhibou.
Nouadhibou
Le strade sono molto polverose e molto sporche e il campeggio non è da meno, anzi forse è peggio!! E io che mi ero lamentata delle condizioni igieniche di quello di Dakhla!!! Qui aspettiamo l'omino che ci cambia i soldi (1€=370 ou), e quello che ci fa l'assicurazione ( 20,367 ou), decidiamo di farla per un mese giusto per essere tranquilli. Anche se a malincuore, io preferirei fare campo libero, restiamo in “campeggio” e oltretutto manca anche l'elettricità......certo che la Mauritania ci accoglie splendidamente!! Dopo aver deciso di rimanere paghiamo Bochtar e il campeggio (4500 ou) ed incominciamo ad allestire il campo e a cucinare, il tutto sempre senza l'ausilio della corrente elettrica. Fatto i piatti e risistemato il Boss andiamo a letto, ore 22.00.
XII° giorno mercoledì 18/11/2015
km 400915
Stanotte si è dormito bene e avrei continuato a dormire se i muezzin non avessero iniziato a cantare dandomi la sveglia alle 4.30. Alle 6.30 sono in piedi, non se ne parla di entrare in quei bagni luridi, quindi di nascosto faccio pipì dietro l'auto. Visto che il terreno è sabbioso è bastato fare una buchetta e poi ricoprirla. Mi spiace per coloro che arriveranno qui dopo di me, ma ci sono poche cose che non riesco proprio a sopportare e una di queste sono i bagni luridi. Poi mi armo di pazienza in attesa di svegliare Ezio alle 7.00. Puntuali lasciamo il campeggio alle 8.00 e, prima di allontanarci da Nouadibou, facciamo il carico d'acqua e di pane e via verso la pista che costeggia la ferrovia in direzione Atar. Ma poco dopo essere partiti incrociamo ancora una colonna di militari, questa volta con i carri armati.
colonna militare
Questa pista, poco difficile, non è poi sto granchè, un piattone sassoso che qualche volta incontra banchi di sabbia e piccole dune.
É vero che sgonfiamo le gomme e le portiamo a 1,8, ma non inseriamo mai le ridotte o i blocchi. Molto noiosa ma soprattutto molto molto ventosa.
Infatti, all'ora di pranzo per il forte vento, ci fermiamo ma non possiamo fare altro che consumare un pasto veloce e freddo al riparo delle macchine. Nessun'altra sosta degna di nota a parte il passaggio del famoso e lunghissimo treno dei fosfati che fa spola tra Nouadhibou e Zouerat.
Il vento è così forte che i piedi nudi vengono sferzati dalla sabbia e, anche il caldo non scherza, siamo costretti a viaggiare coi finestrini chiusi, ma, nonostante questo, la sabbia e la polvere finissima, si insinuano nell'abitacolo e, ovviamente, si depositano su di noi. Per combattere la noia mi metto al volante. Anche in questo posto desolato incontriamo alcuni villaggi. Al primo non ci fermiamo ma veniamo inseguiti da un ufficiale della gendarmeria su un pick-up che ci redarguisce dicendoci che dobbiamo sempre fermarci nei villaggi in cui c'è una stazione di polizia per consegnare le fiches. Sembra infatti che i poliziotti controllino il passaggio dei turisti fino ad Atar e, il caso di mancata consegna delle fiches, significherebbe problemi e quindi ci verrebbero a cercare. Non so se sia vero ma noi, diligentemente, da ora in poi cerchiamo sempre il posto di polizia, facilmente riconoscibile dal fatto che nel tetto della casa c'è quasi sempre la bandiera. Addirittura in un villaggio siamo costretti a svegliare il preposto per consegnare le fiches.
casa del comandante della gendarmeria del villaggio
Continuiamo così fino alle 18.00 quando ci fermiamo a fare campo. Il forte vento non solo ci costringe a cucinare qualcosa in velocità ma anche a non farci aprire la tenda, così siamo costretti a dormire in macchina e senza sacchi a pelo. Alle 21.00 tutti a nanna.
XIII° giorno giovedì 19/11/2015
km 401226
Stanotte si è dormito bene, almeno fino alle 4.00, quando, gelata, sveglio Ezio che accende il webasto. San Webasto!!! In pochi minuti l'ambiente si riscalda tanto che riusciamo a riaddormentarci fino alle 7.00. Visto che ho il mio “cesso” montato, vado a farmi un bidè ma il forte vento mi fa addirittura cadere, così adesso sono sporca anche nel culo e nella schiena. FICO!!!! Si parte alle 7.30 con me al volante. Quà e là si materializzano piccoli villaggi deserti e noi ci chiediamo cosa possa fare la gente in un posto simile. Solo sabbia e vento.
Continuiamo a costeggiare i binari per un po' ed a un certo punto li attraversiamo visto che a poca distanza si trova Ben Amir, un grande monolite di granito alto più di 400 mt,
monolite Ben Amir
monolite Ben Amir
Guidare è piacevole, sabbia e piccole dunette, poi inizia un lunghissimo pistone sassoso e polveroso. Ci fermiamo per un pranzo veloce ricco di sabbia, il vento non ci dà tregua, e per rigonfiare le gomme, da 1,8 le portiamo a 2,3. Lascio il volante a Ezio, è troppo noioso guidare, e ne approfitto per fare una pennica. Deve aver piovuto recentemente perchè il deserto è pieno di erbetta. A circa 50 km da Atar troviamo l'asfalto ma è un sogno che dura poche decine di km poi nuovamente tole ondulee e polvere. Arriviamo ad Atar verso le 16.00, ci facciamo un giro in città per vedere se riusciamo a trovare un goriziano che abita qui, ma senza successo, quindi proseguiamo per Chinguetti. Da Atar a Chinguetti la strada peggiora, per fare 80 km ci impieghiamo quasi 2 ore, anche se il panorama ci regala qualche bel scorcio.
panorama
Gli ultimi chilometri sono massacranti (almeno per il mezzo) infatti troviamo le fastidiosissime tol ondule.
tol ondule
Cinguetti si presenta come molte altre cittadine maure, sporca e polverosa, fortunatamente la casa di Pippi ci accoglie come una bellissima oasi. Infatti non solo è tutto pulito, bagni compresi, ma c'è anche la possibilità di cucinare al chiuso usando la sua di cucina. Facciamo subito conoscenza con Adrami che oltre a fare gli onori di casa, ci accompagnerà nei sei giorni di deserto. Altra simpatica conoscenza il cagnolino che gironzola per la proprietà e che ha una peculiarità, odia le persone dalla pelle nera tanto da morsicarle. Mha, questo non me lo sarei mai aspettato.
Docciati cambiati ritorniamo a sentirci degli esseri umani normali. Con calma, ma soprattutto con comodità, preparo la cena, stasera spaghetti alla carbonara. Io sono troppo stanca per mangiare e, dato che qui abbiamo finalmente connessione internet, ne approfitto per parlare con mia sorella Arianna. Erano 3 giorni che non ci sentiva, visto anche che non siamo riusciti ad inviare i messaggi con le nostre posizioni su you position, era un po' preoccupata. Restiamo un po' a chiacchierare sotto la tenda bevendo un thè. Poi alle 22.00, stanca, pulita e felice, si va a dormire.
XIV° giorno venerdì 20/11/2015
km 401556
Nottata fredda ma piacevole, mi alzo alle 6.30 per fare il bucato e preparare con calma la colazione. Stamattina si è deciso di fare una passeggiata per la città e per vedere almeno una delle famose biblioteche, sperando che qualcuna sia aperta visto che oggi è venerdì. Alle 8.30 siamo pronti per iniziare il nostro giro, la città a quest'ora è deserta ed è piacevole passeggiare senza nessuno intorno. Giunti alla città vecchia veniamo circondati da alcune ragazze che hanno dei “negozi” e che cercano di vendere i loro prodotti artigianali. Mi lascio coinvolgere da una di loro e, raggiunto il suo “negozio” compriamo una pashmina per me e una piccola macina per Ezio. Poi le chiedo se mi può procurare dell'hennè e, in pochi minuti, me ne procura 2 sacchetti. Ne compro 1 (1.000 ou) e lei mi regala l'altro. Mi commuove questa loro gentilezza. Anche nel negozio accanto, dove Katia compra una melefe un vestito locale, il proprietario, non solo mi offre un thè, ma mi regala una collanina soltanto perchè dice che ho un viso bello e gentile. Veramente delle persone speciali. Continuiamo il giro fino ad arrivare in una delle 12 biblioteche private rimaste a Chinguetti. Il proprietario della biblioteca, della famiglia Al Ahmed Mahmoud, è un omino simpatico che inizia a spiegarci la vita di Chinguetti di secoli fa. Parla solo francese ma lo parla in maniera tale che non faccio fatica a capirlo e questo mi aiuta a tradurre ciò che dice agli altri. Ci dice che Chinguetti ha avuto tre fasi, la prima verso il 1000 Dc era a ridosso dell'oasi e attualmente è sepolta sotto il deserto, la seconda , dal 1400 al 1912, è dove siamo adesso, ha poche case ed è disabitata, e la terza è l'attuale città dov'è situato il nostro albergo. Ci spiega anche che le case hanno i muri alti e le porte d'accesso piccole per dei motivi specifici, i due più importanti sono per ripararsi dalla sabbia portata dal costante vento e per evitare i ladri. Poi finalmente ci mostra i libri antichi, del XII/XIII sec. Libri di astronomia, matematica, grammatica e di poesia. Questo è il più bello, è scritto in vari colori a seconda del poeta che scriveva. Usavano fare l'inchiostro nero con carbone+ gomma arabica + acqua, il colore rosso invece si otteneva mischiando ossido di zinco + gomma arabica + acqua. Per quello giallo usavano pagliuzze d'oro. Inoltre bevevano l'acqua usata per pulire le “lavagne” su cui scrivevano pensando che questo aumentasse la capacità di apprendimento. Un po' come i cattolici credono che l'acqua di Lourdes guarisca. Stiamo in sua compagnia per più di un ora poi, a malincuore, ci congediamo dandogli 2000 ou per il suo disturbo e scrivendo un piccolo pensiero di ringraziamento su un “librone”. Ritorniamo in città dove Ezio compra un “hashe” bianco per ripararsi dal vento e per pochi spiccioli una donna gli fa anche l'orlo. Verso le 12.30 ritorniamo a casa di Pippi, dopo un pranzo veloce, ci rilassiamo all'interno della tenda che ci ripara dal vento ma non dalle mosche. E' piacevole stare stesi per terra a rilassarci, ci voleva proprio una giornata di defaticamento prima di affrontare i 15 giorni di deserto.
Dimenticavo di dire che Chinguetti è la settima città santa dell'Islam dopo Il Cairo la Medina Gerusalemme Marrachesh Fes e Kaiouran. Verso le 16.00 ci diamo una mossa e iniziamo i preparativi per il viaggio nel deserto. Prima di tutto si fa il pieno di gasolio (al litro 400 ou ), poi si compra acqua da bere, e si fa il carico d'acqua nel serbatoio e, alla fine mentre io pulisco l'interno dell'abitacolo e sistemo le nostre cose, Ezio pulisce il filtro dell'aria, svuota il ciclone ecc... Poi, evento eccezionale, Ezio mi mette il colore nei capelli. Non è molto bravo ma il risultato è accettabile, comunque è una di quelle cose che spero non mi capiti più di rifare.
Appena finito Ezio con Adrani va a cercare un fabbro che gli saldi un tubo (supporto) del paraurti che con tutti quei buchi e tol ondulè si era dissaldato.
Dopo la doccia ci mettiamo a tavola. Stasera abbiamo chiesto ad Adrami di farci una tajine di pollo. Più che una tajine è un pollo intero con contorno di verdure il tutto cucinato alla perfezione. Le verdure sono ricoperte di cipolla quindi io mangio quelle mentre Ezio si fa fuori tutto il pollo con le patatine fritte. Niente male, ho lo stomaco così pieno che non so se riuscirò a dormire stanotte.
Nonostante il relax di questa giornata andiamo in tenda presto e, mentre Ezio si guarda un film, io, come al solito, mi addormento subito, alla faccia dello stomaco strapieno e del quintale di cipolla mangiata. Dimenticavo i due giorni di campeggio ci costano 5.000 ou e la cena altre 5.000 ou. Devo dire che qui non è facile reperire cibo inoltre, quando lo si trova, è più caro che in altri stati. A saperlo prima ci si faceva il carico di viveri in Marocco. Sarà per la prossima volta.